24 Ore di Le Mans 2024 – Bis Ferrari tra le Hypercars.

Ferrari vince la 24 Ore di Le Mans 2024 con Antonio Fuoco, Nicklas Nielsen e Miguel Molina e si riconferma sul tetto del mondo Endurance bissando il successo ottenuto lo scorso anno.  Una 24 Ore in cui è successo di tutto e dove fino all’ultimo minuto non si è avuta la certezza di chi avrebbe tagliato per primo la linea del traguardo.

Evidentemente in casa Ferrari piace fare due cose: costruire auto favolose e trionfare nella maniera più emozionate e stressante possibile.

Nel 2023 la vittoria della 499P #51 è arrivata dopo che alcuni problemi ai pit stop quasi non avevano fatto ripartire la vettura.

Nel 2024 un problema alla portiera ha costretto ad un cambio strategia azzardata di risparmio carburante ed energia per cercare di arrivare in fondo con un solo pit.  Per assurdo si potrebbe dire che proprio lo sportello lato passeggero che non si chiudeva ha consentito AF Corse di cambiare strategia e vincere.

In entrambi i casi l’esito rimane comunque lo stesso: dal suo ritorno nelle gare di durata, il Cavallino Rampante ha ottenuto due successi: Le Mans 2023 e Le Mans 2024, di fatto le due gare più importanti a cui ha partecipato, quelle che contavano veramente.  Il prossimo grande passo è il Mondiale WEC.

Nicklas Nielsen, Antonio Fuoco e Miguel Molina hanno consegnano alla Ferrari l’undicesima vittoria assoluta a Le Mans, la seconda consecutiva; il terzetto di piloti di Maranello ha completato una gara priva di errori, veloce e con un muretto box che ha fatto le scelte giuste al momento giusto, soprattutto quando si è trattato di passare dalle gomme da asciutto a quelle da bagnato. oppure di rimanere su gomme slick quando gli scrosci di pioggia erano solo passeggeri. Sembra che gli errori commessi ad Imola siano serviti da insegnamento ed i risultati si sono visti eccome.

Questa volta i rivali di Ferrari non erano solamente gli altri costruttori, come Toyota, Porsche o Cadillac: anche la pioggia ha giocato un ruolo chiave e ha provato in tutti i modi a rendere difficile, se non addirittura impossibile, la maratona di Le Mans.

Ed in qualche modo ci è riuscita, costringendo la direzione gara durante le ore notturne a mandare in pista la Safety Car ed a “neutralizzare” di fatto la competizione per un totale di quasi 7 ore.  Se inizialmente questa decisione poteva essere vista come troppo precauzionale, col passare dei minuti e col calare della notte le condizioni meteo non garantivano la necessaria sicurezza in pista, rendendo la chiamata del direttore di gara Eduardo Freitas corretta.

Alle spalle della Hypercar giallorossa nella classe regina al secondo posto chiude la Toyota GR010 Hybrid #7 di Kamui Kobayashi, Nyck De Vries e José Maria Lopez.

Molti complimenti vanno fatti pure a loro, avendo dovuto affrontare una settimana complicatissima: a partire dal uscita di pista di Kobayashi durante la Hyperpole che ha costretto la squadra a partire dall’ultima posizione di categoria.  È seguito poi un piccolo incidente da parte di De Vries durante il Warm Up del sabato, che è andato a tamponare una Lexus di classe LMGT3.

Una gara silenziosa da parte loro li ha portati vicinissimi alla vittoria, a soli 14 secondi dalla Ferrari #50.  A poche ore dalla fine sembravano essere loro i maggiori favoriti per il successo finale; assieme all’altra Toyota #8 sono stati quelli con più velocità in pista in condizioni miste di pioggia ed asciutto.

Una serie di piccoli eventi sfortunati ha però impedito loro di avere un colpo pulito per chiudere davanti a tutti; prima un problema con il parabrezza ha costretto la vettura nipponica ad un passaggio ai box per pulire manualmente il vetro, poi una foratura lenta, infine i problemi al turbo che li hanno rallentati nelle ultime ore di gara.

In particolare, tanti applausi per José Maria Lopez: chiamato all’ultimo per sostituire l’infortunato Mike Conway, certamente il pilota argentino non ha sfigurato, anzi probabilmente si è preso qualche rivincita nei confronti dei propri detrattori.

Pure Toyota ha mostrato un’enorme fiducia in lui assegnandogli gli ultimi stint della corsa nel tentativo di recuperare sulla Ferrari in testa.  Alla fine, non è bastato ma l’impegno c’è stato ed è sicuramente stato apprezzato.

Un secondo posto che è comunque meglio di quanto in Toyota si aspettassero: dato lo stato di forma poco brillante nelle prime uscite del 2024, rispetto allo scorso anno dove la vittoria era l’obiettivo primario, quest’anno le P2 e P5 finali sono ben più che apprezzate.

Ottimo terzo posto per i trionfatori del 2023: l’equipaggio della Ferrari #51 ha avuto fino all’ultimo anch’esso le possibilità di concludere con il bis “personale” l’edizione stagionale della maratona in terra francese.

Non è stato sicuramente il loro giorno fortunato, ma hanno comunque contribuito al felice esito per Casa Maranello della Le Mans 2024 con il terzo gradino del podio.

Porsche arrivava a Le Mans con i favori del pronostico; l’impressione che però ha dato è stata quella di non sembrare mai in gara, di non essere realmente competitiva a livello delle Ferrari e delle Toyota.

Penske ha ottenuto lo stesso un prezioso quarto posto ai fini della classifica Piloti in Campionato con la 963 #6 di Kevin Estre, André Lotterer e Laurens Vanthoor, ed una 6a piazza con la seconda vettura, la #5 di Matt Campbell, Michael Christensen e Frédéric Makowiecki.

Peggio è andata alla #4 invitata dall’IMSA, una vettura sulla carta con tantissimo potenziale, che però è stata costretta al ritiro come lo scorso anno, per lo schianto di Felipe Nasr contro le barriere di Indianapolis.

La Cadillac V-Series.R #2 di Earl Bamber, Alex Lynn e Alex Palou gestita dal Chip Ganassi Racing, si è classificata in 7a posizione ed è stata più volte in testa alla gara anche grazie a strategie diversificate.  Per larghi tratti delle 24 ore è stata una forte e plausibile contendente per il podio assoluto, per poi però crollare sul finale.

Un settimo posto che non è sicuramente buono come la terza posizione dello scorso anno, ma che comunque dà un po’ d’animo al team dopo le prime tre tappe del Campionato, parecchio difficili.  Altra nota positiva è stato sicuramente l’esordio di Alex Palou, lo spagnolo 2 volte Campione della IndyCar molto veloce e soprattutto costante durante i suoi stint di gara.

Al contrario, la #311 di Whelen Cadillac Racing ha avuto ancora una volta un grosso incidente a Le Mans, con Pipo Derani che è andato contro le barriere nella zona di Indianapolis.  La vettura, dopo le riparazioni, è riuscita comunque a terminare la competizione, a differenza invece della seconda vettura di Chip Ganassi Racing, la Cadillac gialla #3, che ha subito l’irreparabile rottura del serbatoio dell’olio.

Un debutto alla 24 Ore di Le Mans da incorniciare quello della casa di Sant’Agata Bolognese, ai margini della Top 10 assoluta grazie alla Lamborghini SC63 di Iron Lynx #63, con i piloti Mirko Bortolotti, Daniil Kvyat ed Edoardo Mortara, mentre al tredicesimo posto si è piazzata la vettura IMSA #19 di Matteo Cairoli, Andrea Caldarelli e Romain Grosjean.

Concludere la gara senza problemi meccanici o incidenti era l’obiettivo principale, anzi le due SC63 hanno avuto modo di lottare anche nelle zone centrali del gruppo Hypercar con Peugeot in particolare.  Già nelle precedenti uscite tra WEC e IMSA si era visto come l’affidabilità e la costanza siano punti chiave nelle prestazioni delle SC63 che deve comunque crescere ancora pur nella stagione del debutto.

A coronare ulteriormente l’ottimo esordio anche i primi storici punti ottenuti nel Campionato FIAWEC per la vettura #63, appena 2 ma pur sempre i primi.

Certamente la competitività ancora manca, ma almeno è un inizio per il team Lamborghini, che ha una buonissima base su cui proseguire nella costruzione di qualcosa di buono.

P11 e P12 per la nuova Peugeot 9X8 “versione 2024”, con la #94 di Paul di Resta, Loïc Duval e Stoffel Vandoorne davanti alla gemella #93 di Mikkel Jensen, Nico Müller e Jean-Eric Vergne.

Il risultato ottenuto può essere considerato sotto molti aspetti una delusione; da un lato la 9X8 con ala posteriore era stata annunciata con grandi speranze e prospettive, come soluzione a tutti i mali, in cui la scelta finalmente di un disegno aerodinamico più “naturale” avrebbe portato a risultati più consistenti.

Dall’altro lato però, si è trattata solamente della terza gara ufficiale disputata con la nuova versione del prototipo LMH dopo Imola e Spa, per cui le reali possibilità di fare bene erano risicate.

Sarà sicuramente necessario ulteriore lavoro di sviluppo e messa a punto, ma considerando in ogni caso il bicchiere mezzo pieno del weekend, sia la #93 che la #94 sono riuscite ad arrivare alla bandiera a scacchi, a soli due giri dai leader, nella griglia Hypercar più competitiva degli ultimi anni.  L’affidabilità sembra essere finalmente un punto a favore nella nuova Peugeot rispetto alla sua versione precedente.

Durante la gara ci sono stati alcuni piccoli errori da parte del team e di guida da parte dei piloti, niente però di così drammatico.  Quantomeno la lotta francofona con la Alpine è stata vinta dalla casa del Leone.

Sopravvivere ed arrivare al traguardo dopo 24 ore sarebbe stato stato vissuto al pari di un successo per l’Isotta Fraschini Tipo-6C: l’equipaggio della #11 può davvero sentirsi vincitore e orgoglioso alla prima apparizione a Le Mans.  La vettura non ha riportato grossi problemi meccanici e pure la guida dell’esperto Jean-Karl Vernay e dei rookie Antonio Serravalle e Carl Bennett è stata per lo più esente da errori e molto pulita.  La P14 può essere considerata nel complesso un risultato magnifico.

In BMW saranno probabilmente i più delusi di tutti dopo questa 24 Ore; la BMW M Hybrid V8 della casa bavarese ha mostrato un incredibile passo ed una sorprendente velocità durante le prove Libere e le Qualifiche, riuscendo addirittura a partecipare alla Hyperpole con la vettura #15.

Prima della partenza c’erano tutti i presupposti per essere considerata l’underdog della corsa ed ottenere un risultato inaspettato.

Purtroppo, però, in gara proprio la #15 è stata vittima di un grosso incidente sabato notte poco prima di Mulsanne, quando Dries Vanthoor, non rispettando le bandiere blu, è stato stretto in maniera eccessiva dalla Ferrari #83 con Kubica alla guida: lo schianto ha comportato l’inevitabile ritiro per i pesanti danni subiti.

La vettura #20 con livrea artistica speciale ha trascorso la maggior parte della gara ai box a causa di un triplo problema: rottura del semiasse posteriore, rottura del fondo e rottura dei freni posteriori.  L’unica nota positiva per l’equipaggio della #20 è stato il ritorno in pista con orgoglio per completare la 24 Ore e tagliare il traguardo, finendo comunque come non classificata per non aver completato la distanza minima prevista.

Quello che potrebbe essere mancato anche in casa BMW è l’esperienza: metà dei sei piloti erano al debutto assoluto a Le Mans; Frijns e Vanthoor avevano partecipato soltanto alla guida di vetture LMP2.  L’unico con esperienza ai comandi di un prototipo della classe regina era Rast.

Per Alpine c’è poco da dire: la delusione è tanta, non aver visto la bandiera a scacchi causa doppio ritiro per problemi al motore a poche ore dallo start sarà molto difficile da digerire, nonostante l’esordio a Le Mans e nonostante la quarta gara ufficiale per il prototipo transalpino.

Come per BMW, anche la A424 ha mostrato però ottime cose tra prove Libere e Qualifiche; anche in questo caso c’è solo da rimboccarsi le maniche e ripartire dalle ottime cose che si sono viste durante la lunga settimana di Le Mans, a partire dalla velocità della #35 e della #36.

Scritto da Leonardo Sofia

Foto: Copertina and others by ©ErikJunius – ©AlessandroSala

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